Il tempo è un tiranno?
Darsi tempo con Walk in Balance
Il tempo è un tiranno? Dobbiamo chiederci il perché, ma prima di porci le domande relative alla tirannia di cui siamo vittime più o meno inconsapevoli dovremmo porci un’altra domanda, e cioè se siamo veramente certi che gli obiettivi che ci siamo prefissati siano veramente i nostri. Dobbiamo chiederci anche se siamo disposti a cedere parte dei nostri equilibri e della nostra salute in funzione delle mete da raggiungere. Alcuni di noi iniziano una revisione della propria filosofia di vita solo dopo aver perduto la salute con il rischio di perdere la stessa possibilità di vivere, perché aspettare che la vita ci ponga di fronte ad eventi che per la loro gravità ci “strappano” dalla nostra corsa e ci impongono di fermarci?
Prova a fermarti nel centro della tua città, siediti qualche minuto e osserva come camminano le persone che passano davanti a te, osserva i loro sguardi, la posizione della testa, delle spalle, i movimenti del loro corpo. Probabilmente la prima cosa che ti viene in mente è che stai perdendo del tempo prezioso per non vedere nulla di strano rispetto alla “normalità” che hai sempre conosciuto, ma se guardi con più attenzione, se non ti lasci travolgere dalla fretta, inizi a vedere molto di ciò che quei corpi, attraverso le loro posture, i loro atteggiamenti, stanno dicendo delle loro vite.
Tutti noi (o quasi) sappiamo di dover correre per soddisfare tutte quelle richieste che ci permetteranno i nostri sacrosanti quindici giorni di ferie ad agosto, quando finalmente potremo goderci il meritato riposo nello stesso momento in cui altri milioni di persone si riverseranno nelle solite località dedicate alle ferie. In quei quindici giorni potremo dedicarci alle nostre passioni da vivere in fretta nella vivace confusione della movida estiva.
Gli incontri che proponiamo sono fuori dalle logiche descritte, sono dedicati a prenderci del tempo per noi, a capire come le posizioni che assumiamo parlino di noi molto più delle nostre parole.
Pur interessandoci al benessere dell’essere umano nella sua interezza preferiamo non far parte della cabala modaiola newage. I nostri seminari spingono ogni partecipante verso la conoscenza, la consapevolezza, la comprensione dei tanti processi fisiologici e mentali anche affrontando alcuni nodi esistenziali che si riflettono nel corpo.
Sedersi a tavola in gruppo, parlare, ascoltare, camminare, tutto parla di noi, perché ognuno di noi lo fa in maniera diversa e personale esprimendo il proprio carattere e la propria personalità. Migliorare il nostro comportamento si riflette sulla nostra postura e allo stesso modo le posizioni assunte nello spazio possono migliorare il nostro comportamento.
Tutto questo non può diventare parte di noi con un semplice schiocco delle dita, ha bisogno di essere digerito, affrontato ed interiorizzato, è un percorso che non è per tutti o quanto meno ha bisogno di essere affrontato con quella maturità che solo una sufficiente esperienza di vita permette. Entrare in questo mondo ci permette di vedere meglio come l’attuale realtà sociale sia eccessivamente distante dai nostri veri bisogni, come ogni cosa ci stia portando a pensare nelle modalità previste da altri facendoci credere che siano le nostre. Vivere pienamente non significa intensamente e velocemente, significa acquisire quella conoscenza necessaria per essere consapevoli andando lenti, fermare quel turbinio mentale che non ci permette di pensare, significa imparare a svuotare il nostro tempo da tutte quelle esigenze inutili alla pienezza della nostra vita.
Il web trabocca di accattivanti proposte per i soliti percorsi più o meno spirituali che fanno leva sulla nostra incapacità di percepirci come esseri unici, nel senso della nostra indivisibilità tra corpo e mente, tra psiche e spirito. Nella nostra visione è importante prendere coscienza che quelle divisioni fittizie sono solo un mezzo funzionale a renderci pedine inconsapevoli di un pensiero che non è il nostro.
Se ci pesa lasciare la città per vivere un’esperienza di pochi giorni in cui camminare a contatto con la natura, se non sappiamo percepire il piacere di inoltrarci nella campagna, nella vegetazione, in mezzo ai silenzi e ai suoni della natura, se ancora non siamo disposti ad imparare dalla lentezza, dalla semplicità, dalla serenità, allora dovremmo dedicarci almeno un po’ di tempo solo per noi e chiederci quali sono i nostri obiettivi e quali motivazioni che ci spingono a correre per non arrivare mai.
Conoscere se stessi non è qualcosa riservato a pochi, i vari percorsi spirituali o filosofici di qualunque tipo, sono una interpretazione spesso parziale della realtà e non dovrebbero condizionare il pensiero, ma renderlo libero di sentire.
Siamo infatti convinti che uscire da un circuito chiuso per abbracciarne un altro solo apparentemente diverso sia del tutto inutile. Conoscere se stessi è a volte impegnativo e può essere anche fonte di scoperte non troppo piacevoli, ma è la base per una vita più libera e consapevole.
Le parole sono un valido strumento di comunicazione, possono descrivere i sentimenti come la realtà che ci circonda per come noi la vediamo, ma a volte non bastano a trasmettere ciò che sentiamo. Per comprendere il valore del sentire occorre vivere la realtà che vogliamo conoscere, che non può essere raccontata da nessuno se non dai nostri sensi.
Lentamente, una cosa alla volta, per conoscere, comprendere ed acquisire consapevolezza, la mente umana si è evoluta nella natura e si è strutturata per elaborare sia il pensiero veloce che il pensiero lento; quello veloce prettamente animale, necessario alla sopravvivenza secondo il concetto dell’attacca o fuggi, quello lento caratteristico dell’essere umano è consapevole, richiede molta concentrazione per utilizzare ragionamenti deduttivi per risolvere questioni complesse.
Siamo erroneamente convinti di utilizzare il pensiero consapevole per guidare le nostre scelte, purtroppo la vita moderna non ce ne da il tempo e siamo costretti ad utilizzare il pensiero veloce che ci permette di scegliere solo strade già previste.
Il mito della velocità figlio del progresso industriale ci sta spingendo alla fagocitazione del naturale a favore dell’artificiale, in cui le capacità del cervello umano verranno sostituite da quello delle macchine digitali. È in questo contesto che stiamo vivendo e la mancanza di tempo per effettuare scelte consapevoli condiziona i nostri pensieri, e come ben descrive il Prof. Maffei:
Il successo evolutivo degli uomini rapidi consentirà la scomparsa di tutte le azioni considerate inutili come la contemplazione, la poesia, la conversazione per il piacere di parlare, e la comparsa di una nuova arte:
quella della rapidità, dove la poesia è un tweet e la pittura una pennellata.
Le conseguenze sono già sotto i nostri occhi soprattutto nelle nuove generazioni in cui possiamo constatare la cronicizzazione dell’ ipofunzione del pensiero lento e le ipertrofie vicarianti di altre strutture nervose, verosimilmente nell’emisfero destro, atte a rinforzare il pensiero rapido. In pratica digitalizzandoci stiamo sempre più involvendo verso un pensiero animale.
Darsi tempo con Walk in Balance per restare umani!